Dichiarazione della Commissione Giustizia e Pace della CES sulla prima Giornata europea della memoria

 

Ljubljana, 21 agosto 2009

Dichiarazione della Commissione Giustizia e Pace della CES sulla prima Giornata europea della memoria delle vittime dello Stalinismo e nel Nazismo

 

Il 2 aprile 2009 il Parlamento Europeo ha invitato a “proclamare il 23 agosto la Giornata europea della memoria delle vittime dello Stalinismo e del Nazismo, per commemorare in modo degno e imparziale il loro ricordo”. La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Slovena pertanto richiama l’opinione pubblica slovena ad unirsi il 23 agosto alla Giornata europea della memoria delle vittime slovene dei regimi totalitari e dittatoriali: anzitutto dell’occupazione da parte dei nazisti e dei fascisti, poi della rivoluzione, attuata dal Partito Comunista.

Noi Sloveni siamo uno di quei popoli europei che hanno subito in modo particolarmente violento il terrore e la violenza fascista, nazista e comunista. Nella opinione pubblica slovena il nazismo e il fascismo sono valutati in modo adeguato e rifiutati, mentre per il regime comunista totalitario siamo ancora in attesa di una condanna inequivocabile. I motivi sono diversi. Uno è ravvisabile nel fatto che il comunismo in Slovenia è rimasto al potere molto tempo, nascondendo la sua vera immagine. Il Parlamento Europeo si misura su questo, quando dice che “nessun organo politico o partito politico ha il diritto esclusivo di spiegare la storia” e che “questi organi e partiti non possono affermare di essere obiettivi. Ma c’è di più: negli ultimi tempi alcuni tentano addirittura di “riabilitare” il nostro passato comunista e i suoi responsabili, sminuendo i crimini compiuti dai responsabili del regime. Intitolare nuovamente la strada principale di Ljubljana, capitale della Slovenia, in onore di Tito e continuare a conservare i titoli di strade e piazze in onore dei responsabili del regime comunista è completamente in opposizione alla lettera e allo spirito della suddetta Dichiarazione del Parlamento Europeo e della Risoluzione n. 1481 dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa del 26 gennaio del 2006 sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti. Azioni di questo tipo mostrano la situazione dello spirito e dei principi etici della comunità della Repubblica di Slovenia e sono una derisione di tutte le vittime del totalitarismo comunista. Non pensiamo solo alle migliaia di vittime uccise durante e dopo la guerra, ma anche alle vittime dei processi politici, del campo di concentramento di Goli otok e di tutte le altre che per decenni dopo la rivoluzione hanno subito ingiustizie, discriminazioni e esclusioni solo perché per il loro sistema di idee, di pensiero e politico non si allineavano con il Partito Comunista. Ogni esaltazione dei responsabili del regime, che – come è sottolineato esplicitamente nella dichiarazione fondamentale costituzionale sull'indipendenza e l'autonomia della Repubblica di Slovenia – non agì come stato di diritto e durante il quale furono gravemente violati i diritti umani, significa anche violare i valori e i principi costituzionali democratici fondamentali.

Il fine ultimo di queste commemorazioni deve essere la riconciliazione del popolo, perché la riconciliazione vera e duratura può essere fondata solo sulla verità. La Commissione Giustizia e Pace della CES richiama di nuovo alla ricerca imparziale della verità e ad atti di amore della verità e di riconciliazione. La Commissione rimane in attesa che la scoperta e la registrazione delle fosse comuni possano continuare con tutto l’impegno e la coerenza che il caso merita. La Commissione si appella a tutte le autorità competenti, soprattutto alle redazioni dei diversi mezzi di comunicazione e dei siti internet perché impediscano il cosiddetto discorso ostile, che è molto diffuso tra noi. Questo stile di comunicazione è essenzialmente legato alle ideologie totalitarie, ne ravviva il ricordo e le attualizza, bloccando al contempo i processi di riconciliazione, di rispetto reciproco e di convivenza pacifica tra persone di diverse convinzioni ideologiche e confessionali. È nostro dovere impegnarci per questo ed è anche in questo il nostro futuro.

 

S. E. Mons. Anton Stres

Arcivescovo Coadiutore di Maribor e

Presidente della Commissione Giustizia e Pace della CES